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Cosa intendiamo per borghi?
La rigenerazione dei borghi è al centro di un dibattito sempre più vivace, stimolato anche dall’interesse delle comunità residenti, dai flussi turistici sempre più consistenti e dalle prospettive di investimento aperte dal PNRR. La mappatura digitale dei borghi diventa dunque una necessità, uno strumento utile a comprendere le esigenze reale dei borghi, degli abitanti delle aree interne e del contesto territoriale, sociale ed economico nel quale i borghi insistono.
Cosa intendiamo quando parliamo di borghi? La legge definisce i piccoli comuni, o borghi, come entità amministrative territoriali la cui popolazione non supera i 5.000 abitanti1. Si tratta di una soglia demografica consolidata e successivamente adottata anche dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).
Un fondamentale assunto per attivare una disamina scientificamente attendibile è analizzare l’impatto che l’idea di borgo ha sulle comunità. Secondo un’indagine condotta nel 2010 da Doxa e Mercury per conto dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia, il 57% del campione intervistato ritiene il borgo un centro abitato molto antico e affascinante e il 54% lo associa a luoghi densi di opere d’arte e con centri storici attrattivi. Dunque, il “borgo” coinciderebbe sempre con entità rurali caratterizzate da centri storici antichi e ben conservati, incastonate in un patrimonio naturalistico e architettonico attraente, con servizi e indotto più che soddisfacenti.
Questo approccio ha regolato nell’ultimo trentennio le azioni delle reti associative che si occupano del tema, che nelle loro definizioni hanno delineato il concetto di “borgo” come centro urbano adeguatamente provvisto di risorse storiche, artistiche e naturali attrattive, con un’identità culturale facilmente riconoscibile, buona capacità ricettiva e buona qualità di manutenzione architettonica della parte più antica.
Nel 2017, il MiBACT ha definito i borghi come «i comuni italiani con al massimo 5.000 abitanti caratterizzati da un prezioso patrimonio culturale, la cui conservazione e valorizzazione sono fattori di grande importanza per il Sistema Paese in quanto rappresentano autenticità, unicità e bellezza come elementi distintivi dell’offerta italiana»2.
Oggi, sarebbe forse il caso di integrare questa prima definizione con ulteriori aspetti indispensabili al rilancio dei borghi, e nello specifico con strategie finalizzate al recupero e alla rigenerazione sostenibile dei territori in cui insistono. È evidente che, negli ultimi anni, il concetto di pregio relazionato al patrimonio culturale si è evoluto nella direzione dell’inclusione di tutto quanto pertiene alla ricostruzione e restituzione storica e culturale dei contesti dove la memoria si trasferisce diacronicamente tramite sedimentazioni resilienti, ma che per essere valorizzati devono essere coinvolti in processi di innovazione che generino sviluppo occupazionale e rigenerazione territoriale.1 G.U. n. 256 del 2 novembre 2017, Serie Generale, p. 1.
2 Direttiva n. 555 del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, 2 dicembre 2016, recante norme relative all’indizione dell’Anno dei Borghi Italiani.