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Borghi, quanti sono e cosa fanno
Oggi i borghi rappresentano una realtà diffusa e rilevante dell’assetto amministrativo italiano, sono 5.521 e rappresentano il 69,85% dei 7.904 comuni italiani. I 5.521 borghi hanno una popolazione complessiva di circa 10 milioni di residenti, equivalenti al 17% della popolazione italiana e con estensione geografica che occupa il 54% del Paese.
Rispetto alla ripartizione geografica, la maggiore percentuale è concentrata nelle aree interne della Penisola, distribuendosi in gran parte lungo la dorsale appenninica e l’arco alpino.
Quasi il 50% del totale rientra nei confini di Piemonte e Lombardia, con 2.089 su 5.521. Abruzzo, Calabria, Molise, Piemonte, Sardegna, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige sono le regioni nelle quali i piccoli comuni rappresentano tra l’80 e il 90% del territorio.
Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna sono le regioni in cui i piccoli comuni corrispondono a meno del 50% del totale regionale1.
È noto che, dalla metà del secolo scorso, le aree interne sono state oggetto di un progressivo spopolamento, perdendo 900 mila abitanti2, a causa dei profondi mutamenti economici e sociali che hanno investito l’Italia a partire dal secondo dopoguerra. Un calo che ha impattato in maniera significativa sui piccoli comuni lungo la dorsale appenninica e dell’arco alpino. Nel 1951, la popolazione montana rappresentava il 41,8% del totale, mentre oggi si attesta attorno al 26%3. Tra il 1981 e il 2020 la popolazione dei piccoli comuni ha conosciuto una variazione media annua del -0,2%, passando dai 10.758.231 abitanti agli attuali 9.961.9554. Questo decremento progressivo ha coinciso con l’aumento dei flussi migratori della popolazione giovane e con il conseguente innalzamento dell’età media degli abitanti: oggi, il 17,6% degli abitanti ha più di 65 anni, il 16,6% ha un’età compresa tra i 40 e i 65 anni, mentre il 15,7% ha un’età inferiore ai 40 anni5. L’indicatore di “popolazione giovane” parametrato alla fascia d’età dei 40 anni dovrebbe indurre a non poche riflessioni anche sull’identificazione di questo target.
Nel panorama culturale nazionale, queste piccole realtà amministrative rappresentano una percentuale consistente, includendo il 31,1% di luoghi e beni e il 32,8% dei musei6. Ugualmente significativo l’impatto sulla cultura enogastronomica e sui prodotti di qualità a km 0: il 90% dei prodotti DOP e IGP proviene dai piccoli comuni.
I borghi, tuttavia, non sono tutti uguali. Nella prospettiva di attivare interventi mirati sui territori, riteniamo che i parametri di riferimento utilizzati per identificare i borghi debbano innanzitutto essere analizzati incrociando i dati numerici legati alla popolazione con quelli relativi ai contesti regionali di riferimento.
In diverse regioni, i piccoli comuni non rispondono al livello di attrattività definito per i “borghi” la cui vocazione li pone al centro di campagne di tutela, recupero, promozione e valorizzazione. Molti piccoli comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, infatti, presentano contesti sociali e produttivi condizionati da carenze infrastrutturali e ridotta titolarità culturale della popolazione residente (ridotta formazione e consapevolezza sul valore storico culturale dei territori di residenza), accentuali dalla difficoltà di accedere all’innovazione (ritardi nell’accesso alla connessione a banda larga).
1 Area Studi e Ricerche ANCI, Identikit dei piccoli Comuni, Unioni di Comuni e Fusioni di Comuni, 2019.
2 A. Preiti, La montagna perduta, Come la pianura ha condizionato lo sviluppo italiano, CER-TSM, 2016, p. 6.
3 Ivi, p. 7.
4Fondazione Symbola, Piccoli comuni e cammini d’Italia, Roma, 2020, p. 10.
5 Ivi, p. 11.
6 Ivi, p. 12-15.